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28 dicembre 2011

Rifugio Cipolla - Val d'Aveto

28 dicembre 2011


Durante le vacanze di Natale io e Ivan decidiamo di andare a fare un giro al rif. Cipolla in Val D’Aveto . E’ la prima volta che ci andiamo e sapendo che sul Dente della Cipolla ci sono delle vie di arrampicata e un ponte tibetano concordiamo di portare anche l’attrezzatura da ferrata .

Arrivati a S.Stefano  D’Aveto parcheggiamo nel piazzale della seggiovia che porta al rifugio e fin su al M. Bue e ci incamminiamo sulla strada sterrata che d’ inverno diventa pista da sci attrezzata anche con reti protettive, peccato che manchi la neve .
Ivan sul sentiero verso il rifugio
Arrivati al Rif. Cipolla
Ivan "on ice"

Arrivati al Prato Cipolla proseguiamo verso il monolito del Dente e ci imbraghiamo per affrontare il Ponte. Dopo una breve e semplice arrampicata mettiamo i piedi sui pioli sospesi nel vuoto , all’inizio siamo un  po’ titubanti  per via del dondolamento ma una volta trovato l’equilibrio si procede con più tranquillità .
Il Dente della Cipolla incombe sul Rifugio
Ivan "funambolo" sul Ponte tibetano

Ivan sul Dente della Cipolla

Franco


In cima al Dente la vista spazia su tutto l’arco alpino, dal Monviso proprio davanti a noi sino al gruppo del Bernina più in lontananza .

Dopo esserci divertiti abbastanza ritorniamo al rifugio , vista la bellissima giornata mangiamo fuori ,il sole è caldo nonostante sia Natale infatti il clima è un po’ insolito, siamo a dicembre e sembra quasi primavera così dopo pranzo iniziamo il ritorno facendo una deviazione per un laghetto che sembra più una torbiera completamente ghiacciato e ammirando l’imponente parete della Rocca dove rivivo le bellissime arrampicate dei  tempi passati .
... e la giornata finisce sempre cosi!


"Sempre cara mi fu quest'erma parete"....la Rocca del Prete
Questa è l’ultima escursione del 2011 , devo dire che è stato un anno molto bello per quanto riguarda la montagna­: siamo stati in Dolomiti, nel gruppo del Bianco,  abbiamo salito cime e rifugi dove non eravamo mai stati; vedremo cosa ci riserverà il 2012, sicuramente non ci fermeremo nell’andar per monti .    

30 ottobre 2011

Laghi Gemelli

30  ottobre  2011

Ed eccomi di nuovo ai Laghi Gemelli , ero  già  stato con il gruppo,  mancava Vittorio e visto che gli sarebbe piaciuto andare …  “ detto  fatto “.
Partenza  con nebbia fitta ma questo è buon segno perché se c’è nebbia c’è sole. Infatti arrivati a Bergamo la visibilità migliora notevolmente e arriviamo così a Carona in orario .
Ci incamminiamo subito  perché in ottobre il sole tramonta  presto e il non perder tempo va a vantaggio per il ritorno .

Salendo verso i laghi
La salita procede tranquilla , la prima parte è tutta nel bosco e il sentiero presenta dei tratti anche ghiacciati.

Franco medita avvolto dai colori autunnali dei Laghi gemelli
Man mano che saliamo cominciamo a intravedere le strutture delle dighe e arrivati al primo lago ci troviamo immersi in un paesaggio quasi nordamericano: nelle acque si specchiano le cime innevate e le piante con i colori autunnali ne contornano le rive.
Vittorio in riva al lago Marcio

Dopo tre ore arriviamo al rifugio e anche se sul sentiero non abbiamo trovato nessuno, il rifugio è pieno di gente. Vittorio, avendo mangiato solo quattro brioches, la prima cosa che ha detto è stata …….  andem  a mangià!    
Arrivati al Rif. Laghi Gemelli

...senza parole!

Il pranzo è stato buonissimo e dopo un grappino usciamo per scattare quattro foto, come se non ne avessimo già fatte abbastanza;  la giornata è cosi bella che non si vorrebbe scendere più ma come già detto il sole cala presto in questo periodo e così ci incamminiamo per il ritorno .
Vittorio si lascia alle spalle il rifugio
Vittorio in un paesaggio "nordamericano"

Il buio ci accoglie che siamo ancora nel bosco ma vediamo già le luci del paese che contornano il lungo  lago; soddisfatti  saliamo in macchina e riprendiamo la strada per  Miradolo.        

3 ottobre 2011

Petit Mont Blanc - bivacco Reinetto

3 – 4  ottobre 2011

Come  tradizione vuole anche quest’anno si organizza una cima con pernottamento e  
la scelta cade sul bivacco Reinetto, punto di partenza per il Petit Mont Blanc  3424 mt. Il gruppo è composto da Ivan, Graziano, Caio ed io .

Approfittando di due giorni di ferie riusciamo ad andare durante la settimana e questo riduce il rischio di trovare il bivacco affollato .

La nostra via
Partenza per  Courmayeur  direzione val Veny , arrivati alla fine della strada, ci prepariamo per la lunga salita:  ben 1300 m di dislivello ci aspettano e se pensiamo a cosa portiamo nello zaino visto che dovremo cucinare  ……  va bè meglio non pensarci .

Dopo un’ora  di cammino arriviamo alla morena del ghiacciaio del Miage  dove si trova l’omonimo lago ormai in disfacimento visto il movimento del ghiacciaio stesso.  Da lì si inizia a salire,  prima per una zona prativa, poi man mano che il dislivello aumenta incontriamo i primi sfasciumi sempre molto fastidiosi da passare .
Ivan durante la salita

La salita procede tranquilla,  a metà percorso i veri padroni di casa ci danno il benvenuto: è sempre un piacere camminare con  gli stambecchi  che ci guardano incuriositi .

Dopo quattro ore circa raggiungiamo il bivacco che fortunatamente è vuoto , e sistemati gli zaini e il vettovagliamento andiamo a vedere la via che al mattino dopo dobbiamo fare .
In vista del Bivacco Reinetto

La bellissima giornata ci concede una vista favolosa su tutta la Valle D’Aosta e la sue cime partendo dal Gran Comben , il M. Velan , il Cervino , il Rosa , il Gran Paradiso , il Rutor e le cime oltre il confine . 
Cena al Bivacco
         
Arrivata l’ora di cena io e Ivan ci mettiamo ai fornelli e ne esce una ... squisita cena al lume di candela
con il M. Bianco che si colora sempre più di rosso.                                                                     
Il Monte Bianco al tramonto

Dopo il tramonto il clima mite di questo ottobre ci consente di star fuori ad ammirare un cielo stellato indescrivibile, poi tutti a dormire perché domani un altro spettacolo ci attende a quelle altitudini …… l’Alba.

La sveglia è una benedizione , non è che si dorme molto bene in queste situazioni, comunque ne abbiamo passate di peggio e una buona colazione è quello che ci vuole .                                            
Colazione prima della partenza

Dopo aver mangiato ci si imbraga subito e alla luce delle pile frontali si parte .
Si parte alla luce delle pile frontali

Si passa sulle tracce di sentiero in mezzo allo sfasciume e si raggiunge l’attacco della salita  sul ghiacciaio.

La via è abbastanza prevedibile e lineare e mentre saliamo il sole inizia a far capolino dietro le cime più alte a colorare di rosa tutte le vette intorno a noi .
Graziano all'alba sul ghiacciaio

Arrivati alla fine del ghiacciaio ci attende una breve e facile arrampicata prima di arrivare ai 3424 mt del Petit M. Blanc  sul quale soddisfatti ci si sofferma per la foto di rito e i complimenti reciproci.

Verso la cima

In vetta ai 3424 mt del Petit Mont Blanc
Franco con alle spalle il Monte Bianco

Anche la discesa non presenta difficoltà e arrivati al campo base, ci troviamo davanti una gradita sorpresa: il bivacco è circondato da un branco di stambecchi che rimangono con noi tranquillamente mentre prepariamo gli zaini.
Al Bivacco una gradita sorpresa

Ivan familiarizza con gli stambecchi


Un ultimo saluto a questi magnifici animali e ci avviamo verso valle , il ritorno è lungo e faticoso più per via degli sfasciumi che delle difficoltà tecniche; purtroppo dobbiamo abituarci sempre più a questi percorsi insidiosi e sdrucciolevoli per via dei ritiri dei ghiacciai e il sempre minor innevamento .
Scendendo ammiriamo le grandi cime che il Monte Bianco ci offre

Giunti alle macchine ci fermiamo nell’area picnic della val Veny per una meritata merenda e poi partenza verso casa dando un’ ultimo sguardo a una delle montagne più belle del mondo ……  il Monte Bianco!
Franco - Ivan - Caio - Graziano


11 settembre 2011

Lago Branchino - Valcanale

11 settembre 2011

Anche in questa escursione siamo a ranghi ridotti per i vari impegni dei componenti del gruppo.

La gita che scegliamo è il lago Branchino e vista la facilità del percorso anche Angela decide di aggregarsi al sottoscritto e ad Ivan.

Partenza di mattina presto per Valcanale , laterale alla Val Seriana , la giornata è molto bella le nubi lambiscono solo le vette più alte e così ci immergiamo nel verde del bosco che lasciamo solo dopo aver raggiunto il rifugio Alpe Corte . Da lì in poi la vista spazia solo su prati sovrastati dalle cime che ci circondano imponenti e i sentieri si intrecciano portando ai passi orobici per raggiungere i vari rifugi di quella che è l’alta via .

Passato il rifugio svoltiamo a sinistra e prendiamo a salire passando tra i prati dove si trovano gli alpeggi nei quali è possibile acquistare i vari formaggi tipici della valle.

Dopo circa un’ora raggiungiamo il lago Branchino e l’omonimo passo dal quale si può raggiungere il rif. Capanna 2000 ma noi ci fermiamo qui . Ridiscesi dal passo ci sediamo e apparecchiamo un tavolo improvvisato e pranziamo in riva al lago, quindi giù verso valle.

Bellissima gita dai contorni quasi dolomitici!


Il Pizzo Arera


Angela e Franco immersi nel verde

Angela in prossimità del Rif. Alpe Corte

Ivan e Angela sul sentiero del passo Branchino


Il lago Branchino visto dal passo

Franco, Angela e Ivan al passo Branchino

Pranzo in riva al lago

Al ritorno, sosta al Rif. Alpe Corte

2 luglio 2011

Torri del Vajolet - Catinaccio (Rosengarten)

Il mitico Frank per i primi di Luglio organizza un'escursione coi fiocchi:  ferrata Santner per raggiungere le Torri del Vajolet nel gruppo del Catinaccio e successivo percorso circolare al suo interno, in un ambiente dolomitico mozzafiato.
Oltre a Franco siamo io (Giuseppe) e Vittorio;  Luigi suo malgrado ci tira il pacco all'ultimo giorno.
Partenza alle 6.00; mi sento fortunato ad andare in Trentino a fianco dei suoi due massimi esperti a Miradolo: uno di cime e rifugi e l'altro di Birrifici artigianali locali (lascio a voi abbinare le rispettive competenze ai miei due accompagnatori).


Il Latemar













Arrivati al parcheggio della seggiovia ci attende subito un panorama unico: la maestosità del Latemar con le sue eleganti guglie slanciate verso il cielo, che subito mi strappa l'ormai famoso motto "Ma Franco, ma in da m'et purtà?"
Saltiamo sulla seggiovia impazienti di arrivare al rifugio Fronza - 2337 mt - (base di partenza per la ferrata Santner) e subito scatta una gara a tre per fotografare le bellezze che ci circondano.
Sappiamo benissimo che non ci sarà storia perchè fra noi c'è Vittorio, il "Poeta del click" che infatti sbaraglia il campo con la foto qui sotto.
In quest'immagine (rigorosamente protetta da copyright e che ho potuto pubblicare solo su consenso dell'autore) possiamo capire, come ci spiega Vittorio, che le montagne sono il tramite tra noi, la natura ed il cielo ma che non potremo mai vedere con occhio nitido questo grande mistero.
L'ermeticità di questo e di molti altri scatti di Vito può essere colta e svelata soltanto da fini intenditori di Fotografia e da animi nobili e sensibili: noi non siamo nè l'uno nè l'altro e quindi, anche con un po' di invidia, li abbiamo bollati semplicemente come "sfuocati".
Ma bando alle ciance e torniamo a noi: dal Fronza ci inerpichiamo subito verso la ferrata immersi in un ambiente di meraviglie di pietra, come potete vedere qui sotto.


Ci lasciamo alle spalle un pinnacolo suggestivo

Con Franco che ci guida possiamo andare dappertutto
                                    

Franco, prima dell'attraversamento di un passo, dà le ultime raccomandazioni a Vito: "Quello che vedrai oltre potrebbe non piacerti".
"Tranquillo Franco,ghè nanca la stria ca ma spaventa"
                                     


Ci affacciamo al passo. Vito: "Ma vialtri si mati! Putost che pasà dadlì vo a frà"
Ma poi si lascia convincere e tutti e tre passiamo agevolmente il canalone innevato a strapiombo e percorriamo un altro gustoso tratto di ferrata prima di arrivare al passo Santner.

Vito all'attraversamento del canalone


Franco riprende la salita dopo l'attraversamento, lasciandosi alle spalle questa imponente lingua di neve


Il passo dal quale si accede al canalone

Altro tratto caratteristico della ferrata


Eccoci arrivati al Passo Santner

Da qui possiamo vedere la nostra meta odierna: il rifugio Re Alberto - 2620 mt - sovrastato dalle mitiche Torri del Vajolet.
Chi ha occhi buoni potrà vedere sulla prima Torre a sinistra dei pazzi che la stanno scalando in arrampicata.
Nella foto successiva lo zoom di Franco vi mostrerà meglio i temerari.


Ecco la foto vincitrice del concorso "QUESTA LA METAM IN SA FEISBUC" ed ancora una volta è il Poeta ad aggiudicarselo. L'artista ha colto l'attimo fuggente e, sfidando la temperatura polare se ne esce in ciabatte dal Rifugio e , indovinando gli unici 5 minuti in cui il vento ha dato tregua e non increspava la superficie del laghetto, ci ha regalato questo scatto veramente suggestivo.
 






Approfittando del fatto che il nostro professionista della Foto si dedicasse volentieri a ritrarre la flora montana gli ho chiesto per 3 o 4 volte il nome dei fiori che stava fotografando ma dopo che per altrettante volte mi ha risposto "Quest chi l'è al Fiore Comune" ho capito che la botanica non era nè il suo forte nè la sua passione, ma che si interessava solo dell'estetica, della magia della Natura che riesce a incastonare le sue gemme anche nei posti più impervi e severi.
A proposito: come avrete tutti riconosciuto quello nella foto si chiama "Alisso sdraiato" ... della famiglia dei Fiori Comuni aggiungerebbe Vittorio.






Alla sera risaliamo al passo Santner ed attendiamo il tramonto.
Nonostante delle fastidiose nubi oscurassero il sole, questo è riuscito a fare capolino per qualche secondo e tanto è bastato a Franco per regalarci quest'immagine del Latemar e del Catinaccio che si accendono di un caldo colore arancione.

Alla mattina, dopo la nottata all'accogliente rifugio Re Alberto, scendiamo a valle e ce lo lasciamo alle spalle, incoronato dalla massicciata del Re Laurino.

Arriviamo al Riugio Vajolet: si vede anche dalla foto che Vito è un po' provato dalle fatiche di ieri ma sia io che Franco siamo rimasti piacevolmente sorpresi da questo fotografo prestato all'Alpinismo che, alla sua seconda ferrata, ha superato con disinvoltura tratti di arrampicata non semplici e sentieri molto esposti.  Complimenti Vito!

Io e Franco non abbiamo molta voglia di far subito ritorno al Fronza e addocchiata questa valle la percorriamo tutta fino al Rifugio Passo Principe. Da lì partiva una ferrata molto impegnativa che portava sulla cima più alta del gruppo: il Catinaccio di Antermoia. Ci siamo ripromessi di affrontarla nei prossimi anni.

Eccoci al Rifugio Passo Principe: in fondo alla valle, al rif. Vajolet ci aspetta Vittorio e poi, attraversando il panoramico Passo delle Coronelle, ritorneremo al rif. Fronza e quindi giù con la seggiovia fino al parcheggio.
Siamo in tanti, a Miradolo e dintorni, a dover ringraziare quest'ometto che ho di fianco in foto.
Quest'icona dell'Alpinismo miradolese da decenni con la sua passione ci contagia e ci coinvolge in avventure che sicuramente da soli non avremmo non solo tentato ma neanche immaginato.
Grazie Franco per ricordarci ogni tanto che nella vita bisogna fermarsi un attimo e godere delle bellezze che Qualcuno ci ha messo a disposizione.