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21 luglio 2013

Polluce


21 – 22 luglio 2013
POLLUCE

Scambiando due chiacchiere con Caio incontrato con la consorte un pomeriggio per le colline di Miradolo,  mi chiede se riusciamo quest’anno a fare un ghiacciaio insieme, così gli propongo un 4000 e precisamente il Polluce .

Ci pensiamo un attimo: un 4000 anche se facile o poco difficile, non è mai banale perché bisogna considerare la quota, la lunghezza del percorso, il tempo che può cambiare, l’allenamento e l’età che non è più quella di una volta; in compenso la passione e la determinazione non mancano, così la decisione è presa.

Naturalmente  oltre a noi due coinvolgiamo anche Graziano, purtroppo proprio all’ultimo deve con dispiacere  rinunciare.   

A questo punto basta solo chiamare il rifugio e qui iniziano i problemi: per il sabato e la domenica sia il Mezzalama che il Guide d’Ayas sono al completo, cosa abbastanza frequente quando questi sono punti d’appoggio per le montagne più alte d’Europa.

 Essendoci posti liberi per domenica e lunedì, l’unica soluzione è prendere un giorno di ferie, così non ci lasciamo sfuggire l’occasione e prenotiamo ai 3420 m del Rif. Guide d’Ayas.
 



Domenica mattina arrivati a S. Jacques ci lasciamo alle spalle la parte turistica della val D’Ayas cioè il  sentiero per il lago Blu e iniziamo la salita vera e propria passando sulla morena di Verra che ci porterà alla prima tappa del percorso: il rifugio Mezzalama. 
 

 


Al Mezzalama la sosta è d’obbligo per rifocillarci perché ci aspetta ancora più di un’ora per arrivare al Rif. Delle Guide d’Ayas. Ci godiamo così il panorama che ci circonda: un puzzle di varie cime che superano i 4000 m.

  

È ora di partire, il rifugio ci appare in tutta la sua bellezza, sembra messo lì apposta come ultima dimora prima di entrare nell’Olimpo degli Dei ………..

Arrivati ci sistemiamo nelle nostre camere, il rifugio è bello e confortevole ed è anche affollato, quindi bisogna mangiare in due turni ma questo non ci causa disagio. Intuiamo che siamo solo in quattro italiani,  gli altri sono in maggioranza francesi, ma la sorpresa sono i nostri compagni di tavolo, precisamente un guatemalteco e un neozelandese la cui meta era il Castore.

Dopo mangiato esco dal rifugio a chiacchierare con alcuni stambecchi che erano venuti a farci visita, ma il sole sta calando in fretta, è ora di andare a dormire…domani ci aspetta una giornata intensa .

 



Al mattino l’alba si presenta puntuale e noi l’accogliamo con la consueta meraviglia che solo lei ci può dare, colazione veloce e subito partenza perché la giornata si prevede lunga e impegnativa.

 


Il ghiacciaio inizia subito dietro al rifugio, quindi mettiamo i ramponi e ci leghiamo. La salita comprende oltre al ghiaccio una parte in roccia con corde fisse nel punto più difficile, ma a quelle quote non si può mai sapere cosa si trova: anche un 1° o 2° grado diventano difficoltosi  se coperti di neve o se si trova del vetrato ( patina di ghiaccio sulla roccia ). La salita procede bene, il tempo resta bello e con sorpresa notiamo che la maggior parte delle cordate puntano al Castore, cima già salita da noi anni prima.

 

   

Arrivati al colle le vie si dividono, noi giriamo a sinistra e affrontiamo la parete rocciosa che porta all’anticima,  prima della cresta finale. Con gioia vediamo che le rocce sono pulite , ci fermiamo a togliere i ramponi e procediamo legati in conserva: questo ci consente di essere un po’ più agili soprattutto nell’ individuare la via di salita,

   


Arrivati alle parete attrezzata ( punto più delicato della salita ) saliamo aiutati dalle corde fisse, facendo anche sicurezza con un mezzo barcaiolo perché arrampicare a 3900 m, seppur con l’aiuto di una corda fissa,  è comunque faticoso e bisogna prestare la massima attenzione.

 



        Appena fuori dalla parete rocciosa la cima del Polluce ci appare in tutta la sua bellezza.
 

Ci fermiamo un attimo a respirare e ad ammirare la magnifica cresta che da lì a poco dovremo percorrere, anche perché dobbiamo recuperare fiato per gli ultimi cento metri di dislivello prima della vetta.

 



La dorsale dei Breithorn è lì davanti a noi come una muraglia invalicabile, mentre sul ghiacciaio si vede la traccia che dal rif. Teodulo porta verso il rif. Guide d’Ayas in una traversata di un ambiente glaciale veramente unico.

 



La salita riprende lenta e faticosa, i 4000 si fanno sentire, il sole ci appare sulla vetta come ad aspettarci, invitandoci a raggiungerlo ……. E noi facciamo di tutto per arrivare dove ci indica la nostra “buona stella”


                                                  Caio in vetta con i Breithorn alle spalle



                                                       Io in vetta con i Lyskamm alle spalle



 



In cima siamo soli e il  gruppo del Rosa ci fa da contorno. E’ sempre una gioia e un’emozione raggiungere la fatidica soglia dei  4000…. ma è ora di scendere e la discesa è molto lunga: circa 2300 metri di dislivello ci aspettano prima di raggiungere il paese. Arrivati alla zona rocciosa, per fare in fretta decidiamo di aggirarla raggiungendo una parte di ghiacciaio abbastanza ripida.  Viste e valutate le condizioni della neve, decidiamo di prendere questa via e in un attimo, o quasi, siamo alla base della parete; da lì al rifugio è una tranquilla camminata.  

  



Arrivati al rifugio ci concediamo una prima sosta, la parte più difficile è alle nostre spalle, ne approfittiamo anche per sistemare l’attrezzatura e riordinare lo zaino. Seduti e rilassati ci voltiamo indietro ad ammirare la via percorsa, ancora una volta la montagna ci è stata amica, ci ha permesso di salirla, ci ha concesso di ammirare i suoi immensi paesaggi, ci ha avvisati attraverso scariche di neve e pietre dai suoi pendii  che con lei non si scherza, e noi non possiamo far altro che rispettare e ringraziare di tutte queste meraviglie che fanno parte del nostro “ Creato”.