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11 agosto 2013

Cima Libera


11 – 12 agosto 2013
CIMA LIBERA

Ero in vacanza con la famiglia a Colfosco in val Badia e come tutti gli anni non vedevo l’ora di incontrarmi  con Cristiano e Antonietta di Riffiano in Passiria, per organizzare una camminata o una ferrata visto che sono loro che dalle alpi Venoste mi raggiungono nelle dolomiti.

 Ma la telefonata di Cristiano mi coglie di sorpresa perché approfittando di due giorni di ferie dal lavoro mi invita a fare un ghiacciaio dalle sue parti e precisamente il rif. Biasi al Bicchiere m 3190 ( Bekerhaus ) con aggiunta di M. Cima Libera m. 3419 .

Al Biasi ero già stato cinque anni fa con l’amico Marco di Pavia ma eravamo saliti da Masseria in val Ridanna mentre ora Cristiano mi propone  la partenza dalla val di Timmels, una zona che non ho mai visto ma che mi dice stupenda e poco frequentata .

Sono dieci anni che bazzico le dolomiti e nonostante non ci siano ghiacciai tranne la Marmolada, ho sempre portato ramponi e piccozza perché con  i due amici altoatesini  che conoscono le montagne Venoste e dintorni come le loro tasche non si sa mai, ma stavolta eccomi con il problema di trovare due paia di ramponi e due piccozze , per me e per mio figlio  Alessandro .

E cosi mentre pensavo dove andare a noleggiare gli attrezzi da ghiacciaio mi telefona Antonietta, dicendomi che ce li hanno procurati loro (mitici!! ) , allora partenza per la Val Passiria.
Sabato pomeriggio arriviamo a  Riffiano  si passa la serata insieme  e poi a letto presto .
Domenica sveglia di buon ora , colazione mega e partenza verso il passo del Rombo .



Arrivati in prossimità di un ponte si lascia la macchina nel parcheggio e imbocchiamo subito la valle verso malga Timmels , la salita procede tranquilla immersi in una valle veramente stupenda che trova la sua chicca nel lago Nero del Tumulo ( Timmels Schawrzsee ) .

 
 
 

Prima sosta al lago Nero per mangiare qualcosa  ( Alessandro non vedeva l’ora ) , poi riprendiamo il cammino verso la forcella della Croda Nera che vediamo in lontananza ricoperta di neve .




Dopo circa quattro ore giungiamo ai 3062 m della  forcella e davanti a noi ci appare in tutta la sua bellezza la vedretta di Malavalle,  il ghiacciaio più esteso dell’Alto Adige con il suo contorno di vette tra cui Cima Libera che appare proprio davanti a noi e il Biasi poco più sotto .


Seconda sosta per rifocillarci e preparare l’attrezzatura per l’attraversamento del ghiacciaio , ci si lega e si va, la prima tappa è il rif. Cima Libera 3148 m .

Il percorso è ben segnato e sul ghiacciaio non troviamo difficoltà; il meteo ci concede di godere appieno di questa giornata .


Arriviamo al Cima Libera: entriamo al rifugio, ci concediamo una birretta e altro,  poi prendiamo la via per il Biasi, nostra prossima meta.

   

Decidiamo di riprendere la via senza rifare la traccia sotto il rifugio, ma tagliamo longitudinalmente cosi non perdiamo  dislivello anche se è poco; questo ci permette di scendere quando siamo in prossimità delle roccette attrezzate che portano al Biasi.

Finalmente arriviamo sulla cima del “Bicchiere” dove sta appollaiato il Biasi ( Becherhaus ) 3190 m, ci fermiamo a salutare il gestore Erik che Cristiano e Antonietta conoscono molto bene e lui ci offre un grappino di benvenuto , poi saliamo nella camera e sistemata la nostra attrezzatura finalmente ci rilassiamo.

La giornata passa veloce ammirando dalla terrazza  il panorama che arriva sino alle cime delle dolomiti , un saluto a Chi sta “ sopra ogni cosa “ nella bellissima chiesetta del rifugio e finalmente arriva l’ora di cena, poi tutti a dormire .

Al mattino l’alba sorge tra le nubi: con questo tempo ci soffermiamo a meditare sul da farsi  e mentre pensiamo di rinunciare alla vetta ecco che l’azzurro appare su Cima Libera.


Non perdiamo tempo e subito ci incamminiamo verso le rocce che ci porteranno in vetta .

Cerchiamo di salire il più possibile sul ghiacciaio sino a raggiungere un punto comodo per lasciare gli zaini e l’attrezzatura da ghiaccio, questo ci permette di raggiungere la cima più  leggeri e più liberi nell’arrampicata.

 


Ed ecco la cima a porta di mano , il tempo tiene nonostante le nubi che salgono dalla val Ridanna .

Con entusiasmo percorriamo gli ultimi metri che ci portano alla croce di vetta a 3418 m  .






 


                                                                   La via percorsa 



 
E’ ora di scendere, le nubi arrivano veloci anche se con stupore vediamo che si fermano contro la parete sud,  ma ciò non toglie che non bisogna perder tempo.



                                               Il rifugio Biasi al Bicchiere “ Becherhaus “

 

Cristiano e Antonietta impegnati sulle rocce attrezzate mentre scendiamo a raggiungere il ghiacciaio dove abbiamo lasciato gli zaini.
 

E come previsto ecco arrivate le nubi , ma ormai siamo in vista della valle del Tumulo,  percorriamo gli ultimi nevai e raggiungiamo i prati. Il ritorno  adesso è più tranquillo , man mano che si scende la nebbia ci abbandona  ma ci rimane ancora un bel po’ di strada da fare prima di raggiungere la macchina.

 


Alla  malga del Tumulo anche il giovane guerriero riposa, visto che è da un po’ che ci sta aspettando . Sistemati gli zaini riprendiamo la strada per casa, Angela e Grazia ci aspettano a Colfosco.
 Le Dolomiti e i ghiacciai dell’Alto Adige, due mondi diversi, due modi diversi di affrontare la montagna ma con un unico comune denominatore: “la bellezza”: dei prati, delle cime e dei colori che essa ci offre.
Un grazie a Cristiano e Antonietta che ci hanno ospitato e che con la loro amicizia ci hanno fatto passare due giorni  indimenticabili .

 

21 luglio 2013

Polluce


21 – 22 luglio 2013
POLLUCE

Scambiando due chiacchiere con Caio incontrato con la consorte un pomeriggio per le colline di Miradolo,  mi chiede se riusciamo quest’anno a fare un ghiacciaio insieme, così gli propongo un 4000 e precisamente il Polluce .

Ci pensiamo un attimo: un 4000 anche se facile o poco difficile, non è mai banale perché bisogna considerare la quota, la lunghezza del percorso, il tempo che può cambiare, l’allenamento e l’età che non è più quella di una volta; in compenso la passione e la determinazione non mancano, così la decisione è presa.

Naturalmente  oltre a noi due coinvolgiamo anche Graziano, purtroppo proprio all’ultimo deve con dispiacere  rinunciare.   

A questo punto basta solo chiamare il rifugio e qui iniziano i problemi: per il sabato e la domenica sia il Mezzalama che il Guide d’Ayas sono al completo, cosa abbastanza frequente quando questi sono punti d’appoggio per le montagne più alte d’Europa.

 Essendoci posti liberi per domenica e lunedì, l’unica soluzione è prendere un giorno di ferie, così non ci lasciamo sfuggire l’occasione e prenotiamo ai 3420 m del Rif. Guide d’Ayas.
 



Domenica mattina arrivati a S. Jacques ci lasciamo alle spalle la parte turistica della val D’Ayas cioè il  sentiero per il lago Blu e iniziamo la salita vera e propria passando sulla morena di Verra che ci porterà alla prima tappa del percorso: il rifugio Mezzalama. 
 

 


Al Mezzalama la sosta è d’obbligo per rifocillarci perché ci aspetta ancora più di un’ora per arrivare al Rif. Delle Guide d’Ayas. Ci godiamo così il panorama che ci circonda: un puzzle di varie cime che superano i 4000 m.

  

È ora di partire, il rifugio ci appare in tutta la sua bellezza, sembra messo lì apposta come ultima dimora prima di entrare nell’Olimpo degli Dei ………..

Arrivati ci sistemiamo nelle nostre camere, il rifugio è bello e confortevole ed è anche affollato, quindi bisogna mangiare in due turni ma questo non ci causa disagio. Intuiamo che siamo solo in quattro italiani,  gli altri sono in maggioranza francesi, ma la sorpresa sono i nostri compagni di tavolo, precisamente un guatemalteco e un neozelandese la cui meta era il Castore.

Dopo mangiato esco dal rifugio a chiacchierare con alcuni stambecchi che erano venuti a farci visita, ma il sole sta calando in fretta, è ora di andare a dormire…domani ci aspetta una giornata intensa .

 



Al mattino l’alba si presenta puntuale e noi l’accogliamo con la consueta meraviglia che solo lei ci può dare, colazione veloce e subito partenza perché la giornata si prevede lunga e impegnativa.

 


Il ghiacciaio inizia subito dietro al rifugio, quindi mettiamo i ramponi e ci leghiamo. La salita comprende oltre al ghiaccio una parte in roccia con corde fisse nel punto più difficile, ma a quelle quote non si può mai sapere cosa si trova: anche un 1° o 2° grado diventano difficoltosi  se coperti di neve o se si trova del vetrato ( patina di ghiaccio sulla roccia ). La salita procede bene, il tempo resta bello e con sorpresa notiamo che la maggior parte delle cordate puntano al Castore, cima già salita da noi anni prima.

 

   

Arrivati al colle le vie si dividono, noi giriamo a sinistra e affrontiamo la parete rocciosa che porta all’anticima,  prima della cresta finale. Con gioia vediamo che le rocce sono pulite , ci fermiamo a togliere i ramponi e procediamo legati in conserva: questo ci consente di essere un po’ più agili soprattutto nell’ individuare la via di salita,

   


Arrivati alle parete attrezzata ( punto più delicato della salita ) saliamo aiutati dalle corde fisse, facendo anche sicurezza con un mezzo barcaiolo perché arrampicare a 3900 m, seppur con l’aiuto di una corda fissa,  è comunque faticoso e bisogna prestare la massima attenzione.

 



        Appena fuori dalla parete rocciosa la cima del Polluce ci appare in tutta la sua bellezza.
 

Ci fermiamo un attimo a respirare e ad ammirare la magnifica cresta che da lì a poco dovremo percorrere, anche perché dobbiamo recuperare fiato per gli ultimi cento metri di dislivello prima della vetta.

 



La dorsale dei Breithorn è lì davanti a noi come una muraglia invalicabile, mentre sul ghiacciaio si vede la traccia che dal rif. Teodulo porta verso il rif. Guide d’Ayas in una traversata di un ambiente glaciale veramente unico.

 



La salita riprende lenta e faticosa, i 4000 si fanno sentire, il sole ci appare sulla vetta come ad aspettarci, invitandoci a raggiungerlo ……. E noi facciamo di tutto per arrivare dove ci indica la nostra “buona stella”


                                                  Caio in vetta con i Breithorn alle spalle



                                                       Io in vetta con i Lyskamm alle spalle



 



In cima siamo soli e il  gruppo del Rosa ci fa da contorno. E’ sempre una gioia e un’emozione raggiungere la fatidica soglia dei  4000…. ma è ora di scendere e la discesa è molto lunga: circa 2300 metri di dislivello ci aspettano prima di raggiungere il paese. Arrivati alla zona rocciosa, per fare in fretta decidiamo di aggirarla raggiungendo una parte di ghiacciaio abbastanza ripida.  Viste e valutate le condizioni della neve, decidiamo di prendere questa via e in un attimo, o quasi, siamo alla base della parete; da lì al rifugio è una tranquilla camminata.  

  



Arrivati al rifugio ci concediamo una prima sosta, la parte più difficile è alle nostre spalle, ne approfittiamo anche per sistemare l’attrezzatura e riordinare lo zaino. Seduti e rilassati ci voltiamo indietro ad ammirare la via percorsa, ancora una volta la montagna ci è stata amica, ci ha permesso di salirla, ci ha concesso di ammirare i suoi immensi paesaggi, ci ha avvisati attraverso scariche di neve e pietre dai suoi pendii  che con lei non si scherza, e noi non possiamo far altro che rispettare e ringraziare di tutte queste meraviglie che fanno parte del nostro “ Creato”.

  



 

30 giugno 2013

Rifugio Vittorio Emanuele


30 giugno 2013

 RIFUGIO VITTORIO EMANUELE - GRAN PARADISO

Dopo una primavera alquanto piovosa e di tempo instabile finalmente si riesce a organizzare una escursione a fine giugno.

Oltre a me e a Ivan ritroviamo Xavid che già partecipò con noi al giro delle cinque terre qualche tempo fa e una new entry: Michele .

La scelta cade sul rif. Vittorio Emanuele in valle d’Aosta .

Appena partiti ci imbattiamo subito in uno stambecco, d'altronde questo è il parco nazionale del Gran Paradiso ed è molto facile incontrare animali .

Il sentiero non presenta difficoltà e il paesaggio è tipico delle Alpi con boschi, ruscelli  e cascate

                                          Franco , Michele , Xavid , Ivan


Insieme agli stambecchi ecco un altro tipico animale delle nostre alpi che si può incontrare:
“la marmotta “ e Michele è subito pronto allo scatto collaudando a pieno la nuova macchina fotografica  


 
                                          Salendo al rifugio tra muri di neve
 
 
 
                           Finalmente in vista del rif. Vittorio Emanuele m 2735


Il meritato riposo e soprattutto in attesa del meritato pranzo anche perché ci aspetta ancora la discesa

 
 
 

 

Arrivati alla macchina diamo un ultimo sguardo alla valle appena percorsa
rimanendo stupiti dalle meraviglie che la montagna ci offre

3 marzo 2013

Capanna 2000


3  Marzo 2013 

 CAPANNA 2000


Ad un mese esatto dalla prima escursione siamo di nuovo in cammino, la nostra meta è il rifugio Capanna 2000 nelle Orobie bergamasche. Ancora una volta il meteo ci è favorevole la giornata si presenta senza una nuvola .
Ci incamminiamo da prima sulla strada per poi abbandonarla seguendo il sentiero ben marcato nella neve
 
 
 
Vittorio con alle spalle la cima di Grem
 
 
 
Ivan invece ha di spalle l’Alben  
 
 
Il Grem con i suoi 2049 m che in veste invernale sembra un 4000 delle Alpi
 
 
 
 
Nelle vicinanze del rifugio con l’Arera davanti a noi
 
 
 
Ivan e Vittorio arrivati al rifugio




Franco sulla via del ritorno
 

3 febbraio 2013

Lago Nero


3 Febbraio 2013

 LAGO NERO

La prima escursione dell’ anno è all’insegna del brutto tempo. Dopo l’indecisione  iniziale  data la  previsione di neve per sabato ma bellissimo per domenica e dopo una breve consulta telefonica, si decide di partire: le catene le abbiamo e se la strada è brutta si torna indietro.

Arrivati a Selva di Ferriere gli spazzaneve erano già al lavoro , la strada è buona si sale bene ma più saliamo è più restiamo impressionati dalla neve caduta, gli alberi carichi formano una volta sia a destra che a sinistra tanto che sembra di passare in una galleria; comunque arriviamo al passo Zovallo senza problemi e  anche metà parcheggio è libero da neve.

Prima di iniziare il cammino scambiamo due chiacchiere con un gruppo di soci CAI di Codogno, la loro meta è Prato Grande perché c’è una festa al rifugio, così ci auguriamo una buona giornata e partiamo per il Lago Nero anche se l’idea della festa al rifugio …………………!!!!!!
 
 
 
 Vito è l’unico che porta le ciaspole e se la ride alla grande quando si accorge che noi affondiamo sino alla cintola man mano che avanziamo .

 
Dopo un quarto d’ora ci viene voglia di tornare indietro, e nonostante Vittorio ci batte la traccia, continuiamo ad affondare nella neve fresca.
Fortunatamente raggiungiamo la via che sale da Selva e il percorso diventa molto più agevole.
 

 
 
                              Il paesaggio è da favola sembra d’essere sulle Alpi .
 



           Dopo una breve sosta per la merenda riprendiamo il cammino sotto gli alberi ricurvi
 
 


 
 Arrivati alla nostra meta, il lago Nero ci appare coperto da un manto di ghiaccio e neve , sembra un immenso prato  in veste invernale .


 
 
 
                                                       Vittorio , Ivan , e Franco

 
 
 

                 Il ritorno non presenta difficoltà la traccia era più battuta rispetto all’andata
                 così agevolmente ci avviamo  verso casa .
                Ancora una volta la natura ci fatto vivere un’esperienza fantastica.